Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Ancora una volta, però, l’intervento politico dello Stato sabaudista risolse una partita, che a livello economico si metteva malissimo per il Nord. 95 likes. Le casse Statali erano così ricche di riserve auree da avere i titoli di … Dopo l'armistizio del settembre del '43, vi fu una riduzione pari a 50,5 tonnellate a causa di una prima asportazione, effettuata dalle autorità tedesche, dell'oro precedentemente fatto trasferire dal Governatore Azzolini nella sede di Milano della Banca e da cui poi i tedeschi avevano trasferito 92,3 tonnellate a Fortezza, in Alto Adige. >> continua a pagina 2 >> Vai al canale telegram ufficiale su Cultura E’ molto scomodo rileggersi la storia prendendo in considerazione le nuove acquisizioni, si vedono vacillare degli schemi mentali cristallizzati che … Roba da statistiche – peraltro dimostrate dai numeri, ma chi non vuol capire non capirà mai, neanche davanti ai tassi e alle cifre esposte – sicuramente significative. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9,6 per ettaro contro la media nazionale di L. 3,33. C’era quindi questa ricca realtà economica che faceva gola a tutti i potentati europei grandi e piccoli; ne sono la prova inoppugnabile le innumerevoli intromissioni diplomatiche e non negli affari interni del Regno. Fino al 1860, il Regno delle Due Sicilie, ricco di pace, di memorie, di costumi, di commercio, di prosperità, di arti, di industrie, di pesca, di agricoltura, di artigianato, era l’invidia delle genti: scuole gratis, teatri, opere d’ingegneria, meravigliosi musei, strade ferrate, gas, opifici, opere di carità, bacini, cantieri navali, arsenali davano … Il solo Piemonte ebbe, fino al 1898, 41 ministri contro 47 dell’intero Sud e la situazione era la stessa per tutti gli alti gradi dello Stato, come ha documentato lo stesso Nitti. Ma se così fosse stato, perché il corso forzoso fu mantenuto fino al 1883, ben oltre quindi la breve guerra del ’66? vai al livello superiore Nel 1997 l'oro di proprietà della Banca salì a 2.074 tonnellate, grazie all'acquisto dell'oro residuo di disponibilità dell'UIC pari a 570 tonnellate (tra il 1977 e il 1979 la Bundesbank aveva restituito all'UIC le 543 tonnellate di oro, cui si aggiungono 27 tonnellate restituito dal FMI sempre nel triennio 1977 - 1979). Ed inoltre vi erano le casse agrarie e di prestanza…. Le spese per spiagge, fari e fanali ammontano al Nord a L. 278 mila per ogni Km. Nell'ottobre del 1944 seguì un'altra parziale asportazione di 21,7 tonnellate da parte dei tedeschi che portarono la riserva aurea ad un minimo di circa 22 tonnellate. Ma soprattutto perché si riconobbe il principio della inconvertibilità solo per la moneta della banca Nazionale e non per quella del Banco di Napoli, suo unico reale competitore? Nel dopoguerra, l'Italia divenne rapidamente un paese esportatore e per tale motivo beneficiò di cospicui afflussi di valuta estera, soprattutto in dollari. appartenevano al Regno delle Due Sicilie (il Banco di Napoli poteva vantare la più grande raccolta di denaro pubblico) e i restanti 226 milioni erano ripartiti fra: il regno di Sardegna, Lombardia, Ducato di Modena, Parma e Piacenza, Roma, Romagna - Marche e Umbria, Toscana, Venezia. Nel 1979 furono poi trasferiti al Fondo Europeo di cooperazione monetaria (FECom) il 20 per cento delle riserve ufficiali in euro e in dollari, pari a circa 517 tonnellate di oro; la riserva aurea dell'Istituto raggiunse in questo modo le 1.505 tonnellate, rimanendo sostanzialmente invariata fino al 1996 (nel gennaio del 1980 vi fu un ulteriore … Gli studi e le ricerche degli ultimi 20 anni hanno in parte rivalutato le politiche economiche restrittive e parsimoniose del Regno delle Due Sicilie e hanno messo in rilievo che lo sviluppo economico del Regno di Sardegna era avvenuto fittiziamente e con un forte indebitamento, saldato in parte proprio con le riserve auree del … Le riserve auree diminuite in valore di 5,669 miliardi a 98,123 miliardi al 31 marzo 2012. Quest'Italia va allo sfascio! Come da Napoli in giù, come tutto il Sud, abbia ancora a muggire paziente è un mistero. Riserve in valuta e in oro, portafoglio di investimento e gestione dei rischi. Queste banche, dovendo sostenere una industria in crisi, sono anch’esse in difficoltà poiché devono dare crediti difficilmente esigibili. Verso la fine del ’65, la Nazionale era in gravissime difficoltà e lo Stato intervenne a salvarla con la legge sul corso forzoso. L’arcano crediamo possa spiegarsi in un solo modo: in quegli anni la Nazionale ha costituito e sostiene al Nord quattro banche di credito mobiliare per finanziare l’industria settentrionale in crisi. Tali flussi, anche per le esigenze connesse al rispetto degli accordi di Bretton Woods, furono anche utilizzati per acquistare negli anni quantitativi di oro, al pari di quanto facevano all'epoca le principali banche centrali europee (Banque de France e Bundesbank). [nota73: Convertibilità che ricordiamo era nel rapporto 3 lire di carta = 1 lira d’oro]. Nel 1861, anno della illegittima costituzione del Regno d’Italia, ... diminuendo di 3/4 il potere d’acquisto degli ex cittadini delle Due Sicilie e trasferendo oro dalle prime due alla Banca Nazionale Sarda. Gli studi e le ricerche degli ultimi 20 anni hanno in parte rivalutato le politiche economiche restrittive e parsimoniose del Regno delle Due Sicilie e hanno messo in rilievo che lo sviluppo economico del Regno di Sardegna era avvenuto fittiziamente e con un forte indebitamento, saldato in parte proprio con le riserve auree del Banco … Si disse anche che la necessità del corso forzoso derivasse dalla crisi dell’industria, messa in ginocchio dalla concorrenza straniera. Lo stesso avviene per le tasse sugli affari che incidono per L. 7,04 pro capite in Campania, ontro 6,4 in Piemonte e 6,87 in Lombardia. Quando a Castel di Sangro si seppe dell’entrata di Garibaldi a Napoli, (il 7 settembre 1860) e della ritirata di Francesco II a Gaeta, i liberali castellani festeggiarono per le vie della città. Inoltre la situazione economico – finanziaria dell’Antico Regno costituiva un forte allettamento per chi era invece a livello di bancarotta: come si è visto nei capitoli precedenti, il capitale circolante delle Due Sicilie era più del doppio di quello di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme; il debito pubblico era completamente garantito, tanto che i suoi certificati erano quotati a Londra ben oltre il valore nominale; il rapporto tra debito, con interessi, e prodotto interno lordo era il 16%. In seguito, quando si pose il problema di perequare l’imposta nelle provincie [nota61: L’imposta non era sul reddito, ma si stabiliva, secondo certi parametri, su base regionale] (Lombardia, napoletano) che pagavano di più, il risultato fu che le tasse diminuirono in Lombardia ed aumentarono nel napoletano. Se non se ne fece niente, lo si dovette al governo “unitario”. Così, con la conquista, il Piemonte non solo mise le mani sull’ingente ricchezza dell’Antico Regno, ma moltiplicò subito per tre il capitale circolante! E’ importante sottolineare che entrambi questi istituti di credito sono istituti di diritto privato e pertanto non statali. Questi tentativi fallirono anche perché la borghesia meridionale riuscì a mantenersi compatta a difesa del “suo” Banco di Napoli. Il quantitativo di oro di cui la Banca d'Italia è ad oggi proprietaria è quindi frutto di una serie di eventi che hanno permesso all'Istituto di diventare, nel tempo, uno dei maggiori detentori al mondo di metallo prezioso. L’oro delle Due Sicilie lo spreco degli italiani. : Rilettura sintetica della storia del Regno delle Due Sicilie. REGNO DELLE DUE SICILIE - ULTIMO ATTO ( anno 1860 )-----(visto dalla Sicilia) LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO. Il Banco, invece, passa da 48 milioni di riserve auree del dicembre ’60 a 78 milioni del 30 giugno ’63, a 52 milioni del 31 maggio ’64, a 43 milioni del 14 aprile ’66; la sua circolazione, dopo aver raggiunto una punta massima di 135-145 milioni nel 1864, scenderà a 108 milioni alla vigilia del corso forzoso e solo allora, dopo 5 anni, la Nazionale supererà lievemente il volume di circolazione del Banco, che spessissimo l’aveva sopravanzata, ma non supererà le sue riserve] . Ma lo Stato dimostra ancora una volta di non avere a cuore le sorti dell’intera collettività, ma solo di quelle del Nord. Gli armatori De Pace, con le loro navi, collegavano l’Europa con il Nuovo Mondo e i Florio avevano iniziato la loro scalata industriale e commerciale. Il relativo ritardo del sistema bancario era dovuto a fattori non strutturali: non erano i capitali a mancare al Sud rispetto alla media italiana! La legge sul corso forzoso del 1866 Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Sul piano politico era cessata, finalmente, la penosa commedia del mantenimento dei rapporti diplomatici fra il Regno di Sardegna e quello delle Due Sicilie. La spesa pubblica appare prevalentemente concentrata al Nord. In sostanza si priva il Sud di oro e di capacità di credito, a favore dell’industria del Nord. Mutua MBALEGGI, La tutela dei nostri soci. La pressione fiscale non diminuirà al Sud neanche nel periodo 1885-97, i duri anni della crisi protezionistica: indicative sono le cifre per espropiazioni per il mancato pagamento di tasse. Il partito unitarista ebbe come slogan quello del libero mercato, contro il “protezionismo” borbonico, ma se si fossero lasciate agire liberamente le forze del mercato, la Nazionale e le sue collegate sarebbero forse fallite, lasciando il Banco di Napoli alla testa del sistema bancario italiano. Riserve in valuta e in oro, portafoglio di investimento e gestione dei rischi. Avrebbe dovuto essere di 96 milioni se il rapporto 3:1 fosse stato rispettato. Gli armatori De Pace, con le loro navi, collegavano il vecchio continente con l’America e i Florio erano tra gli industriali più importati d’Europa. “La proprietà delle riserve ufficiali è assegnata per legge alla Banca d’Italia”, si legge nella prima pagina (vedi allegato qui sotto). Il totale delle spese pubbliche fino al 1898 fu di L.458milioni e di esse solo tre regioni settentrionali ottennero 370milioni, mentre nel Sud l’unica spesa di un certo rilievo fu l’acquedotto pugliese (peraltro realizzato dopo il 1902). Al momento dell’unità, il regno delle Due Sicilie possedeva riserve auree pro capite doppie rispetto al Nord. – Distribuzione della spesa pubblica in Lire (1860-1898). Certo le giustificazioni non mancarono: all’epoca si addussero motivi patriottici e cioè di far guerra con l’Austria. C'erano tutte le premesse, perché allora era una tra le piú progredite nazioni d'Europa, ma la delittuosa opera delle sette e la sanguinaria sete di conquista savoiarda ne distrussero i beni e le tradizioni, compiendo un vero e proprio … Le Due Sicilie la garantivano integralmente. Nel Piemonte preunitario le riserve auree garantivano solo un terzo della moneta circolante. Il Banco doveva invece ottenere l’autorizzazione statale per aprire filiali al Nord. Tanto per parlare chiaro, tale rapporto in Piemonte era del 75%: il Regno Sardo non presentava bilanci all’approvazione del suo parlamento da cinque anni ed era praticamente in fallimento. Il progetto di legge per radunare le riserve auree del Sud nel Banco non fu approvato dagli organi competenti su pressione della Banca Nazionale. Nei primi anni post-unitari la situazione nei rapporti di forza tra Banca Nazionale e Banco di Napoli è di sostanziale parità: la Nazionale ha un capitale superiore a quello del Banco, ma l’istituto napoletano la sopravanzerà per lungo tempo per ciò che attiene alle riserve auree e alla circolazione [nota70: Le riserve auree della Nazionale, infatti, passano da 26 a 32 milioni dall’unità al 1866, e la circolazione (che avrebbe dovuto essere in rapporto di 3 a 1 con le riserve) passerà da 55 milioni nel 1861 ai 124 della prima metà del 1866. Le folli spese militari e la mania di grandezza facevano volgere la situazione al peggio. Abbiamo visto che con la vendita dei terreni demaniali, il vorace Stato si impossesò quasi di tutto, rastrellando il risparmio e lasciando il Sud senza capitali e senza crediti (chi è disposto a dare crediti a chi è privo di capitali e di garanzie?). Altro che furto della riserva aurea: dopo l’Unità d’Italia il Banco di Napoli raddoppio il capitale e triplicò i depositi. Ripristiniamo il regno delle due Sicilie! Le ultime variazioni quantitative, che hanno portato le riserve alle attuali consistenze di 2.452 tonnellate, sono avvenute all'inizio del 1999, in occasione dell'avvio dell'UEM, con il conferimento alla BCE di 141 tonnellate di metallo. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40 milioni d’imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del Nord. La Banca d’Italia utilizza cookie tecnici e di terze parti per il funzionamento del sito: per maggiori informazioni e per sapere come disabilitarli puoi leggere l'informativa sulla privacy. Nel 1979 furono poi trasferiti al Fondo Europeo di cooperazione monetaria (FECom) il 20 per cento delle riserve ufficiali in euro e in dollari, pari a circa 517 tonnellate di oro; la riserva aurea dell'Istituto raggiunse in questo modo le 1.505 tonnellate, rimanendo sostanzialmente invariata fino al 1996 (nel gennaio del 1980 vi fu un ulteriore trasferimento di oro al FECom per 1,3 tonnellate). Cavour, infatti, espulse da Torino l'ambasciatore napoletano Winspeare, giustificando l'atto con un'abdicazione di fatto di Francesco II che aveva abbandonato la capitale. Ora, però, all’inizio del 1866, la situazione delle banche sostenute dalla Nazionale si fa assai difficile, mentre si profila la controffensiva del Banco di Napoli: il governo la contrastò al grido “a mali estremi, estremi rimedi!” Il 10 maggio 1866 è approvata la legge sul corso forzoso. In quegli anni gli acquisti di oro venivano effettuati anche dall'Ufficio Italiano Cambi (UIC - un ente, diventato poi strumentale della Banca d'Italia, che aveva l'obiettivo di controllare i movimenti di capitale e gestire le riserve in valuta, tra cui l'oro). Il Banco delle Due Sicilie, di proprietà pubblica, custodiva riserve auree per un miliardo e 200 milioni di lire contro i 20 milioni del Regno sabaudo, stremato dalle spese di … Gli appalti sono concessi quasi esclusivamente al Centro-Nord e così pure le società con monopoli, privilegi e sovvenzioni sono al Centro-Nord. Si vendono l’oro e senza dire niente ai cittadini! 1861 – dopo censimento Novembre – I conti non tornano: Riserve auree: Banco di Napoli 48 mega, Banca Nazionale 26 mega. Salvatore Carreca, “Viaggio tra le meraviglie delle Due Sicilie” (1735 al 1860), Editoriale il Giglio, Napoli 2018, pp.143 con rare immagini d’epoca, € 12.00. ... Il Regno delle Due Sicilie – Ulisse. Nel maggio '45, dopo la fine della guerra, gli Alleati riportarono a Roma le residue partite di oro della Banca d'Italia rimaste a Fortezza. Forse non c’è più una pubblica opinione al Sud, forse c’è solo un’onda di generica voga sentimentale tutta di tarante e di eventi perché, certo, è il posto più bello del mondo il Sud.