[187], Ben più drammatica era la situazione dei Pasolini: dopo aver perso due figli, il 28 dicembre 1898 era morto anche Pierino, l'ultimo rimasto. Le raccolte seguono questo ordine: La prima raccolta di liriche, che lo stesso Carducci raccolse e divise, dal titolo significativo Juvenilia (1850-1860), composta da sei libri, ha indubbiamente il carattere di un recupero della tradizione classica proprio del gruppo degli Amici pedanti che si era costituito in quel periodo con il proposito di combattere i romantici fiorentini. Così, il giorno successivo all'arrivo a Villa Sylvia, il 6 giugno 1897, il poeta venne accompagnato alla chiesa di Polenta. I sonetti furono percepiti come un attacco frontale alla monarchia portato da un fervente repubblicano (il titolo francese dovette risvegliare in qualcuno il fantasma degli eventi del secolo precedente); nella Domenica Letteraria Ruggiero Bonghi diede dello «sconsigliato» al poeta, e non furono certo moderati nei toni anche giornali come la Provincia di Brescia, la Libertà e la Rassegna italiana. [155], Con decreto regio del 12 maggio 1881, Carducci fu nominato membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione. Voglio inabissarmi, annichilirmi», scrisse in una lettera del 23 dicembre. Dette in questo contesto prova del proprio temperamento incorruttibile e volto unicamente al bene della scuola del futuro. L'aria salubre dovette rivelarsi una necessità ancor più forte negli anni successivi, dopo che nel 1885 fu colto per alcuni istanti da una semiparalisi del braccio destro mentre era intento agli studi quotidiani. Non studiava né scriveva più, e persino la letteratura e la gloria gli parevano vane. [151] In realtà Giosuè giunse nella città eterna solo nel 1874 e fu davvero una "toccata e fuga". Non fu molto tenero nel 1892 neanche Alfredo Oriani; il Nostro sarebbe stato professore più che poeta, avrebbe usato la testa più che il cuore, senza poter diventare il poeta del popolo, troppo distante da esso a causa di una preparazione troppo classica e aliena dalla comprensione della vita popolana reale. G.Chiarini, pp.281-282; scriveva Carducci ad Adriano Lemmi: «Se ho da fare ancora il professore, sento di non poter farlo utilmente che a patto di poter salutare, ogni volta che vado alla scuola e ne esco, la torre degli Asinelli». Vi rimase fino alla morte, in quella oggi nota come Casa Carducci, in cui si trova il museo a lui dedicato e si conservano la biblioteca e l'archivio privato dello scrittore. Carducci non rinnegò la propria fede repubblicana, e in verità egli non ebbe mai una fede politica che si traducesse in ideologie di partito: la nota sempre costante del suo credo fu l'amore per la patria. Al “Carducci” comprende tutto il personale di [3] Questi dice di aver riportato l'atto di nascita del Carducci già pubblicato da Giuseppe Picciola nelle note al suo Discorso: Giosue Carducci[4], ma se si consulta l'atto di nascita riportato da Picciola si trova scritto: Giosuè, Alessandro, Giuseppe Carducci...[5]. La loro fama si diffuse anche nella campagna circostante. XII (1902) si disaccenta; vedasi pure nei Bozzetti Critici (Livorno, 1876), a pag. Le scelte di campo contingenti, i diversi schieramenti politici e ideologici cui dovette aderire nel tempo, sono solo una conseguenza del suo carattere schietto e impermeabile a ogni forma di doppiezza, e non contengono al loro interno alcuna contraddizione. [56], Il volume non passò certo inosservato né fu soltanto vituperato. Il primo gli trasmise il gusto di concepire la storia come un immenso tribunale, dove i poeti erano gli accusatori, mentre Quinet e Proudhon gli aprivano sempre più gli occhi sulla realtà di una Chiesa che aveva tradito il mandato divino.[95]. Insieme parlavano di letteratura, leggevano e improvvisavano componimenti. Fu chiesto a Francesco Crispi di fare da padrino alla bandiera del Circolo monarchico universitario, ma, siccome rifiutò, fu Carducci ad accettare l'incarico. Si avverte nel titolo il desiderio di riproporre l'antica poesia polemico-satirica, come quella greca di Archiloco e quella latina di Orazio che nel suo Libro di epodi si ispira al poeta-soldato. Questi l'accompagnò in un alloggio provvisorio sito in Piazza dei Caprara, e gli mostrò poi la città, che apprezzò molto. La fantasia e l'ispirazione poetica ne ebbero uguale giovamento: scrisse in quei giorni due celebri poesie: In Carnia e Il comune rustico. Nell'agosto 1867 fu invitato a trascorrere a Pieve Santo Stefano, nella Valle Tiberina, un periodo in casa della famiglia Corazzini, che tra i propri membri annoverava il giovane Odoardo, che presto sarebbe morto nella battaglia di Mentana. Rimase così incompiuto il volume di Vite e Ritratti che Giosuè stava preparando per l'editore. L. Federzoni, «Giosue Carducci nella scuola», in Regia Università di Bologna (AA.VV. Gli entusiasmi si accesero subito dopo per la spedizione garibaldina su Roma, ma il dolore colse il poeta nel profondo alla notizia della morte di Enrico Cairoli (e del ferimento di Giovanni, che morirà due anni dopo per le ferite riportate nello scontro) a Villa Glori e della prigionia di Garibaldi alla fortezza del Varignano. [206] È ancora una polemica contenuta, pronunciata comunque da un amico che rientrerà nella nutrita schiera di coloro che, nel numero di Capodanno de il Resto del Carlino del 1905, riserveranno un pensiero affettuoso per il poeta. D'altra parte, i normalisti lo ammiravano e gli volevano bene, consci inoltre del fatto che quando si avvicinavano gli esami era opportuno "tenerselo buono". Michele disponeva di una discreta biblioteca, in cui si riflettevano le predilezioni classico-romantiche e quelle rivoluzionarie. Giosuè Carducci è nato in Versilia, a Valdicastello Carducci di Pietrasanta. Tra le poesie maggiormente riuscite vi è Congedo, dove si vive lo stato d'animo nostalgico di chi ha visto la giovinezza tramontare, mentre importante dal punto di vista storico è Per il trasporto delle reliquie di U. Foscolo in S. Croce e politicamente significativo il canto Dopo Aspromonte, dove viene celebrato un Garibaldi ribelle e fiero. Gargani e Nencioni erano precettori privati, e in un primo momento Pietro Thouar propose anche a Giosuè di intraprendere questa via. GIOSUE' CARDUCCI (1835-1907) VITA Nato nel 1835, Giosuè Carducci trascorse infanzia e adolescenza a Bolgheri, frazione di Castagneto - oggi Castagneto Carducci (Livorno). Preparava una prefazione alla ristampa dei Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori[186] e uno studio su Alberto Mario, che sarebbe dovuto comparire nella seconda edizione dei suoi Scritti (la prima era uscita già nel 1884). Quando il padre ammazzò il falco e regalò a un amico il lupo, il figlioletto passò giorni di grande dispiacere, vagando per lunghe ore in lacrime nei boschi. Dopo la laurea, conseguita con il massimo dei voti, insegna retorica al liceo di San Miniato al Tedesco. Fu così che si recò per la Pasqua a casa della figlia Beatrice, a Livorno, e tornando a Bologna fece tappa a Castagneto, ritrovando i luoghi maremmani dell'infanzia, che continuavano a conservare nella sua fantasia un aspetto mitico. [158], Certo non bastarono i medici a far cambiar vita al Carducci: tornato a Bologna riprese la vita abituale. Giosuè però non era in casa, e i giovani rimandarono la contestazione al giorno seguente. Non è sempre facile seguire lo sviluppo della poesia del Carducci attraverso le raccolte da lui edite. 113, dove egli, nelle Polemiche sataniche si nomina solennemente Giosuè. La scelta del nome fu contesa dai genitori; il padre voleva chiamare il nascituro Giosuè, come un amico reincontrato, dopo parecchio tempo, durante la gravidanza della moglie, mentre Ildegonda avrebbe preferito Alessandro, come suo padre in quel momento gravemente malato. Pare che, subito dopo aver ricevuto la visita del messo dell'Accademia di Svezia che gli portava la notizia del premio Nobel, come prima cosa abbia detto alla moglie: "Hai visto che non sono un cretino come tu hai sempre sostenuto?”[193]. A Genova furono ospiti di Anton Giulio Barrili e da questi presentate a Francesco Dall'Ongaro, che le mise a sua volta in contatto con Giuseppe Regaldi e quindi con l'ambiente bolognese. [162], Il 3 luglio 1887 una legge istituiva una cattedra dantesca presso l'Università di Roma. Certo non si autodefinì mai credente nel senso tradizionale, ma ciò accadde perché gli ideali carducciani, in fondo, sono rimasti immutati durante tutta la sua esistenza, e in realtà non riuscì mai del tutto a distinguere la Chiesa dai suoi ministri. TITOLO: Poesie di Giosue Carducci : 1850-1900 AUTORE: Carducci, Giosue TRADUTTORE: CURATORE: Carducci, Giosue NOTE: L'opera poetica di Giosue Carducci prodotta fra il 1850 e il 1900 e raccolta in un solo volume, curato dallo stesso autore, nel 1901. La sera del 10 marzo qualche decina di loro si presentò sotto le finestre della nuova abitazione del poeta e cominciò ad insultarlo. Rappresentano il tentativo del Carducci di riprodurre la metrica quantitativa dei Greci e dei Latini con quella accentuativa italiana. Sospese le lezioni, con grande dispiacere, per alcune settimane, e prese un periodo di riposo, durante il quale si recava a Ozano a trovare Giovanni Battista Gandino e a Firenze dal dottor Luigi Billi. di Fabio Izzo Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci (Valdicastello di Pietrasanta, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Guai a chi avesse ciarlato durante la lunga predica, o fosse mancato all'appello; i bidelli con lapis e carta prendevano nota di tutto per riferirne ai superiori. Suo padre esercitava la professione di medico condotto. L'8 ottobre adduceva poi all'amico Chiarini altre ragioni per la scelta: il poeta si sentiva stanco e aveva bisogno di rimanere a Bologna, laddove oramai aveva trovato un ambiente che, per quanto a volte pesante, gli permetteva di gestire il proprio stile di vita nel modo migliore.[164]. La costruzione della poesia del Carducci fu di ampio respiro, spesso impetuosa e drammatica, espressa in una lingua aulica senza essere sfarzosa o troppo evidenziata. [40], Intanto, ancora in una seduta dei «Filomusi», nel settembre 1854 era stato notato da Pietro Thouar, il fondatore del giornale Letture di famiglia, il quale mensilmente pubblicava un'appendice intitolata L'Arpa del popolo, in cui alcune poesie "facili" venivano spiegate ad uso della gente comune. Nell'estate 1872 passarono indimenticabili giorni insieme; ai primi di luglio risalirono l'Adda presso Lodi con una barchetta mentre a Brescia Lina depose un fascio di fiori ai piedi della Vittoria alata. Mentana non piacque alla Massoneria, e il Gran Maestro Lodovico Frapolli proclamò la chiusura delle logge bolognesi. Tornato a Castagneto nel 1879, dà vita, insieme ai suoi amici e compaesani alle celebri "ribotte " durante le quali ci si intrattiene degustando piatti tipici locali, bevendo vino rosso, chiacchierando e recitando i numerosi brindisi composti per quelle occasioni conviviali. Si consolò quindi mantenendo il ruolo indiscusso di autore ufficiale di sonetti. Giosuè redasse l'anno successivo una lunga difesa, spiegando con toni oscillanti tra il risentito e l'ironico come mai la repubblica venisse nominata nelle poesie, né vi fosse stata in lui alcuna intenzione di aggredire la monarchia. Chi mi dice quando è nato Giosuè Carducci? Theodor Mommsen giurava che in italiano una simile operazione non fosse possibile. La nomina a senatore rese le visite carducciane nella città eterna ancora più frequenti. Egli, invece, è morto come un imperturbabile nemico del Papa e finì i suoi giorni come un provocatorio anti-clericale. [27], Alla scuola fu ammesso per l'anno 1851-1852 al corso di scienze; la geometria e la filosofia gli furono impartite da padre Celestino Zini, futuro arcivescovo di Siena. [190], Carducci aveva intanto mantenuto la propria fedeltà nei riguardi di casa Savoia, e il rapporto con la regina era sempre rimasto cordiale, al punto che Margherita acquistò nel 1902 la biblioteca privata dello scrittore, lasciandogliene tuttavia l'utilizzo.[191]. La poetica del Carducci non fu mai antitetica rispetto a quella romantica. Nato a Valdicastello di Pietrasanta il 27 luglio 1835, figlio di un medico condotto, si sposta a Firenze e Pisa dove si laurea nel 1856. Camozzi”. La storia è regolata da un principio preciso e incontrovertibile. Nota dei curatori del vol. La famiglia del genero del poeta possedeva una villa e vasti appezzamenti di terra alla Maulina, nel lucchese. La parabola biografica: da rivoluzionario a "poeta-vate" Nato nel 1835 a Valdicastello (Lucca), Giosuè Carducci trascorse infanzia e adolescenza a Bolgheri, frazione di Castagneto (Livorno) nella quale il padre esercitava la professione di medico. Come si è visto, non aveva quindi smesso di scrivere poesie. Il 25 ottobre 1838 la famiglia Carducci, a causa del concorso vinto dal padre per diventare medico di zona, si trasferisce a Bolgheri, sperduto paesello della Toscana che grazie al poeta diventerà famoso in tutti il mondo. [73], Carducci indicò quindi chiaramente la propria appartenenza ideologica alla fazione che voleva l'Italia unita e il ricongiungimento con il Piemonte, in opposizione agli obiettivi dei filo-granducali e a quelli del circolo facente capo a Gino Capponi (il cosiddetto circolo di san Bastiano), propugnatore di un ritorno alla libertà municipale.[74]. Neanche questa volta tuttavia, il Carducci fu eletto, e salvi furono così i suoi studi. Nei primi mesi il suo docente di umanità fu don Michele Benetti. [123], La storia, però, funge da maestra per i costumi degradati del presente che possono risollevarsi solo attraverso il maestoso insegnamento di un passato rievocato come una fusione della storia nella natura, spoglio ormai delle proprie componenti truci o barbare e materia prima della poesia, e come nel canto di Demodoco le fiamme di Ilio non bruciano più, ma vengono trasfigurate dal canto, che con totale serenità esplica la propria potenza, come una nave - leitmotiv della raccolta - che pacificamente risale la corrente del tempo. Si rimise a studiare alacremente, mentre gli Amici sentirono l'esigenza di lasciar perdere le polemiche letterarie e fondare un giornale di studi letterari. [204], Molti critici cattolici non poterono mai accettare il pensiero dell'autore dell'Inno a Satana, ed è naturale che vi siano stati attriti. Sempre più spesso faceva nottate da bagordo con amici scioperati, mentre di giorno in giorno sembrava lasciarsi andare. Carducci fu oggetto anche di critiche molto aspre. Licenziate le tre edizioni definitive delle maggiori raccolte poetiche, pensò, sin dal principio del 1885, ad un volume che inglobasse infine tutte le poesie in rima rimanenti, quelle tra le Nuove Poesie rimaste escluse dai Giambi ed Epodi e quelle composte o terminate dopo il 1872. Carducci riconobbe in futuro che in quella situazione la pubblicazione degli epodi polemici avrebbe senz'altro suscitato maggiore interesse e infiammato il pubblico, nell'acquisita consapevolezza che la prudenza politica è cattiva ispiratrice artistica. [128] Dopo aver tenuto la conferenza, Mozzoni tornò a Milano,[129] mentre Torriani rimase e intrecciò una fugace relazione con Panzacchi. Questi, offeso, rifiutò di prostituire i propri versi per un pubblico che non li avrebbe intesi, «Raccogliere ed esporre io le mie poesie in un libretto a prezzo come in un bordello, e abbandonarle ai contatti del pubblico che le mantrugiasse e stazzonasse come ragazze a cinque o a tre paoli, ohimè! L'anno seguente si spostò sulle Prealpi Venete. A Dante dedicò le celeberrime quattro quartine di Pianto antico. Il poeta stesso cominciò a riordinare tutti i suoi scritti con l'intento di pubblicare la propria opera omnia. Nel novembre 1878 Bologna era in subbuglio. È qui che il figlio primogenito di Michele e Ildegonda, Giosuè Carducci nacque la sera del 27 luglio 1835,[11] venendo battezzato nella chiesa locale il giorno successivo. [32], Il padre cominciava a sentirsi orgoglioso del figlio, mentre contemporaneamente iniziava a dargli serie preoccupazioni il secondogenito Dante, ragazzo buono e dalle molte qualità, ma fragile e abulico. [154], Tra il giugno 1881 e il 1884 Carducci scrisse per la Cronaca diciassette poesie e ventuno scritti in prosa, mentre diede alla neonata casa editrice i tre volumi di Confessioni e Battaglie (marzo 1882, inizi del 1883, inizi del 1884) e i dodici sonetti del Ça ira, oltre alle Conversazioni critiche (1884). Margherita volle che Carducci le fosse presentato, e così il 6 novembre mentre da una parte il re salutava alcuni visitatori e Benedetto Cairoli contemplava soddisfatto la scena, egli la vide: «Troneggiava ella da vero in mezzo la sala... Riguardava a lungo, con gli occhi modestamente quieti ma fissi; e la bionda dolcezza del sangue sassone pareva temperare non so che, non dirò rigido, e non vorrei dire imperioso, che domina alla radice della fronte; e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba». Il 18 agosto, però, Carducci ricevette da Mamiani una lettera in cui gli comunicava che Giovanni Prati, «per ragioni al tutto speciali», aveva ricusato la nomina a professore di Eloquenza presso l'Ateneo Felsineo, e sarebbe quindi stato onorato nel sapere il Carducci disposto ad accettare la cattedra. Erano donne giovani e molto istruite. [22], Fu così che il 28 aprile 1849 i Carducci si stabilirono a Firenze (in una misera abitazione di via Romana) dove il primogenito, quattordicenne, conobbe la quindicenne Elvira, figlia del sarto Francesco Menicucci e della sua prima moglie. Liceo "Giosuè Carducci" Liceo Classico e Liceo Linguistico. Carducci si sentiva molto legato alla sua terra e non esitò a mettere da parte i libri per assistere giorno e notte a Piancastagnaio, assieme al padre e a Dante, le persone che venivano contagiate dal morbo. Poeta italiano (Valdicastello 1835-Bologna 1907). [82], «La sera del 10 novembre 1860 la diligenza di Firenze si fermava dinnanzi alla posta di Bologna, e ne saltava giù un giovane dall'aspetto irsuto e quasi selvatico, impaziente di uscir fuori dall'aria soffocante della vettura chiusa durante un così lungo viaggio. È pure un vil facchinaggio quello di dovere o volere andar d'accordo co' molti! Carducci non fu mai contro il divino, contro Dio. Nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello in provincia di Lucca, da Michele Carducci, medico e rivoluzionario, e Ildegonda Celli, di origini volterrane. Non sopravvisse un mese a quello straziante incontro, spegnendosi il 5 luglio. [116] La prima edizione fu subito esaurita e portò a esaurire anche quella delle Poesie edite da Barbera, il quale diede di queste ultime nuove edizioni nel 1874, 1878 e 1880, con la presenza nelle ultime due di una biografia del poeta scritta da Adolfo Borgognoni.[117]. Negli anni successivi, con il mutare della realtà storica italiana, Carducci passa da un atteggiamento violentemente polemico e rivoluzionario a un ben più tranquillo rapporto con lo stato e la monarchia, che finisce per l'apparirgli la migliore garante dello spirito laico del Risorgimento e di un progresso sociale non sovversivo (contro al pensiero socialista). [30], Intanto, completati gli studi superiori, nel 1852 raggiunse la famiglia a Celle sul Rigo, che era un piccolo borgo. Durante la pausa pranzo, poi, passava qualche momento in compagnia degli amici in una trattoria di via dei Sabini o, quando aveva più tempo, in un locale «veramente incantevole, che ha di fronte il Palatino e ai tre lati le Terme di Caracalla e Monte Mario. Inoltre, si è già visto il suo ruolo trainante con i colleghi e gli amici a Firenze e poi a Pisa. Nel complesso, però, l'Italia ne riconobbe il valore. L'umore però variava a seconda dei giorni, ogni tanto la porta era aperta in segno di accoglienza, e i compagni chiassosamente entravano e si sdraiavano sul suo letto, mentre il suo carattere sanguigno non gli negò talvolta lunghe fuoriuscite per la città con gli amici, e appassionate serate al Caffè Ebe, dove si riunivano alcuni intellettuali pisani e il futuro vate dibatteva per ore di politica e letteratura bevendo il ponce. La Chiesa era contraria alle ideologie risorgimentali e alla Rivoluzione francese, e in virtù dell'alleanza con gli austriaci predicava una morale della rinuncia che costituiva un chiaro ostacolo sulla via dell'unità nazionale. NonSoloBiografie: Giosuè Carducci Le prime esperienze letterarie di Giosuè Carducci, nato nel 1835 a Valdicastello nei pressi di Lucca, risalgono agli anni dei suoi studi presso la Normale di Pisa, dove otterrà il diploma in magistero nel 1856.